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LA PALESTRA DELLA COSCIENZA©®

Il ∑ophy Intetrnational Project divulga la S.T.o.E. attraverso la



Palestra della coscienza
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Partecipiamo insieme di che cosa si tratta.

La palestra della coscienza ∑ophy è il luogo (interiore-esterno) nel quale opera Nello Mangiameli, fondatore della Via di Conoscenza Sigmasofia. È il luogo in cui egli stesso custodisce i risultati delle proprie ricerche pratico-teoriche sulla coscienza e sui significati-significanti innati e acquisiti dell’esistenza.

Le Palestre della Coscienza potranno trovare la loro naturale collocazione fisica in ogni quartiere di ogni città-paese di ogni nazione del mondo.

Il Maieuta-Docente di Sigmasofia dovrà associare la propria Palestra all’Associazione Culturale

∑ophy

Si tratta dell’unico ente ufficialmente riconosciuto da Nello MANGIAMELI abilitato a gestire i programmi previsti dal

∑ophy International Project

e a coordinare e orientare le Palestre della Coscienza nazionali e internazionali, associate.

campo coscienziale Io-psyché
La sede della Palestra della coscienza ∑ophy: il campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché

Le palestre di Maieuti e Docenti

La palestra della coscienza, costituita dai Maieuti e dai Docenti, dovrà la continuità della propria esistenza e funzionalità al fatto che i Fondatori e i ricercatori in formazione, che la sosterranno, sappiano mantenere attiva, consapevole, la motivazione, l’intenzionalità olistica-autopoietica che li ha spinti ad aprirla:

la pulsione olistico-autopoietica a vivere,

l’indagine vissuta dell’Io-psyché su se stesso,

sui principi attivi innati dell’Universi-parte, se stessi.

È compito di chi la veicola e che ne è consapevole (in particolare, il Fondatore, i Maieuti e i Docenti) dare continuità a tale auto-consapevolezza vissuta, facendo in modo che non sia coperta da sovrastrutture, da proiezioni, da acquisiti o da identificazioni-fissazioni.

La pulsione olistico-autopoietica a vivere e a conoscere della

Palestra della coscienza è lo

stato coscienziale Io-somato-autopoietico denominato

Sigmasofia

(ossia, l’opera S.T.o.E. e la propria avanguardia di

consapevolezza raggiunta).

La Palestra dovrà essere organizzata in modo tale che, nel caso in cui qualche cosa di diverso dalla motivazione olistico-autopoietica tentasse di prenderne il posto, saprebbe esattamente come viverla e trans-mutarla.

La Palestra della coscienza è, quindi, l’attuazione dello stato coscienziale Sigmasofia che i Maieuti e i Docenti sicuramente hanno saputo incontrare, in loro stessi, durante la formazione.

È costituita da ricercatori che hanno già dato prova a loro stessi di saper condividere molteplici esperienze, sia sensibili che sovrasensibili.

Il vissuto diretto del campo coscienziale olistico-autopoietico, della non località, di tutti i correlati propedeutici e la loro ricaduta nell’azione quotidiana

hanno l’assoluta precedenza,
rispetto all’organizzazione amministrativa.

Tutto dovrà essere studiato in modo tale che questa non condizioni mai e in alcun modo la pratica formativa, i vissuti Io-somatici ed olistico-autopoietici.

Tutte le conflittualità, derivanti dall’organizzazione amministrativa e dalla relazione orizzontale, dovranno essere immediatamente inserite nell’elaborazione pratico-teorica.

L’organizzazione amministrativa si modellerà sui vissuti dei ricercatori in formazione, del Maieuta-Docente responsabile, e non viceversa: sarà considerata una necessità convenzionale dell’epoca che, pur essendo rispettata, non avrà mai il

L’organizzazione amministrativa

L’organizzazione amministrativa si modellerà sui vissuti dei ricercatori in formazione, del Maieuta-Docente responsabile, e non viceversa: sarà considerata una necessità convenzionale dell’epoca che, pur essendo rispettata, non avrà mai il

potere di indicare o determinare valori,
prima del vissuto diretto.

L’Io-psyché consapevole di sé, trasmettitore del sapere vissuto che ha indotto diversi ricercatori ad associarsi, garantirà che le modalità convenzionali esterne in atto siano compatibili con la formazione olistico-autopoietica a se stessi.

Durante la mia esperienza, ho avuto modo di partecipare-osservare una continuità impressionante di aggregazioni e di conflitti, di moti dell’aggredior, di dinamiche relazionali, collegate al potere nella relazione, alla sessualità, al denaro. Ma, essendo tutti questi stati e azioni prodotti dall’Io-psyché, la regola è farli esplodere ogniqualvolta accadano, rendendoli immediatamente percepibili, per applicarvi la technè autopoietica che possa permetterne la trans-mutazione.

Quando le modalità organizzative creano conflitti, consensi o varie prese di posizione, significa soltanto che la problematica nata è, per definizione, sempre e in ogni caso, riscontrabile nell’Io-psyché che ha letto come problematica, distonica quella questione, trasformandola in identificazione nella propria valutazione acquisita. In tal caso, il ricercatore procederà immediatamente a mettersi in discussione e a portare quel processo identificativo-conflittuale in Palestra, per elaborarlo con le Autopoiesi Io-somatiche e le Concentrazioni-transmutazioni, con le Autopoiesi olosgrafiche non locali e con la Danza autopoietica. Non importa se il moto coscienziale enantiodromico viene identificato con l’amore o con l’odio: va vissuto, risalito e transmutato!

L’enantiodromia diviene sempre il tema delle Concentrazioni-transmutazioni autopoietiche. In questo, è possibile riscontrare uno dei ritmi funzionali delle Palestre della coscienza, necessario al suo mantenimento in essere: si lavora sull’ostacolatore puro, vissuto fino in fondo, senza riserve o inibizioni.

Sarà inevitabile incontrare ricercatori in formazione, con la funzione di organizzatori, di divulgatori, che potranno agire, non orientati, secondo la bios-etica autopoietica. Ma, proprio quei momenti identificativi, proiettivi, saranno prontamente elaborati e ci diranno che il lavoro vero, diretto è in atto: quella crisi, quell’aggredior-out, quell’errore identificativo, proiettivo, ci proverà che quella Palestra della coscienza funziona, non accarezza l’ego, non somministra ciò che il ricercatore si aspetta, ma in specifici momenti metterà il dito lì, sulla piaga già sanguinante e quell’urlo vissuto, elaborato, risalito, transmutato ci confermerà di essere all’interno di una Via di conoscenza, di un metodo associativo duro e difficile. Proprio questo potere di autopoiesi e di trans-mutazione continua, immerso nelle peculiari atmosfere olistico-autopoietiche, ci darà specifiche conferme, riguardanti l’orientamento scelto

Religo et resurgo

Ogni giorno, la motivazione olistico-autopoietica dovrà essere irrorata, nutrita: la Palestra della coscienza ne sarà semplicemente un mezzo.

Nella fase di attraversamento Io-somatico, le potenze olistico-autopoietiche potranno risultare invisibili a taluni ricercatori, in alcuni momenti identificativi, ma sarà proprio nella continuità formativa che sapranno vivere e riconoscere il fluire enantiodromico: processo fondamentale, per l’operazione del

Religo et Resurgo,

un altro ritmo autopoietico della Palestra della coscienza, dell’essere umano e dell’eco-società autopoietici.

Può accadere che dei ricercatori in formazione vivano forme identificative proiettive che scimmiottano le funzionalità olistico-autopoietiche. Potranno manifestarle con tendenze verso forme di pseudo perfezionismo: si tratta di stati identificativi proiettivi non elaborati, che si travestono da forme e dinamiche olistico-autopoietiche.

I Docenti procederanno a destrutturarle, attraverso specifiche tecno-ontos-sophos-logie e la somministrazione dello shock autopoietico.

Le Palestre della coscienza non potranno mai essere conniventi, in alcun modo, con collassi, con riduzioni a vuote formule dei principi ativi del campo coscienziale olistico-autopoietico, a mantra, a regole, a riti, a meditazioni da salotto. Non entreranno in risonanza con coloro che pensano di distribuire informazioni particolari, perché più vicini al Docente, lasciando intendere magari di possedere notizie riservate: elementi che vanno vissuti, destrutturati, risaliti e transmutati. Sempre. Nessuno può essere l’unico depositario di alcunché, l’oro è nei processi olistico-autopoietici innati che ognuno veicola nel proprio DNA, nei propri atomi, nel campo coscienziale olistico-autopoietico da cui ogni parte-Universi si evidenzia.

Tali collassi-riduzioni possono diventare dei possibili ostacolatori alla formazione e durare più o meno tempo.

La Sigmasofia è organizzata, per produrre tale capacità di trans-mutazione, processo che non ha bisogno di proiettive appartenenze, accademiche o associative.

In alcuni momenti, la formazione a se stessi può essere organizzativamente strutturata: l’importante è essere consapevoli del fatto che si sta utilizzando uno strumento atto a divulgare, a trasmettere contenuti, che sono soltanto da vivere, autopoieticamente liberi.

Ovviamente, non si può pretendere, mai e in nessun modo, che l’organizzazione delle Palestre della coscienza sia rappresentata dall’Io-psyché di qualche ricercatore, magari attraverso una razionalizzazione che crede di rappresentare un processo olistico-autopoietico, e quindi applicabile a tutti, in quanto ciò non è mai tecnicamente possibile durante una formazione in cui ognuno, momento dopo momento, costruisce la Propria Teoria, conseguente al proprio vissuto. In questo senso, ogni rappresentazione, ogni razionalizzazione sarebbe soltanto l’espressione di uno stato identificativo che, illusoriamente, crede di essere forza olistico-autopoietica in azione.

Il campo coscienziale Io-psyché

Il campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché, non può essere rappresentato e affrontato, secondo una sistemazione logica, un presunto realismo soltanto acquisiti, in quanto i principi attivi innati non sono mai un processo misurabile, nell’accezione convenzionale acquisita comune, ma un processo vivente trans-finito, continuamente auto-creatore.

Le Palestre della coscienza dovranno sapere come dare continuità alla propria consapevolezza del campo coscienziale, da cui nascono. Si auto-difendono da identificazioni dell’Io-psyché di ricercatori che, proiettivamente, ritengono che soltanto lì, in quella Palestra, possa attuarsi la conoscenza olistico-autopoietica, perché semplicemente le cose non stanno così, in quanto le forze autopoietiche risiedono in ogni singolo atomo della manifestazione sensibile e oltre.

Mi è capitato di sentire ricercatori in formazione dire che o si è all’interno della Via di Conoscenza Sigmasofia o, di fatto, non si può essere nella vera ricerca:

si tratta di un delirio proiettivo,

processo che, immediatamente, dovrà essere elaborato, durante gli incontri.

La consapevolezza sigmasofica d’avanguardia raggiunta farà in modo che la forma organizzativa sia perfettamente simmetrica con i propri contenuti olistico-autopoietici, per non ridurre-collassare le esigenze formative.

La Palestra della coscienza è un ente, un evento sovrasensibile che trova espressione sensibile attraverso l’Io-psyché. La pulsione olistico-autopoietica, innata e immanente, farà sì che questi possano sentire in loro lo stesso impulso e, quindi, la spinta alla sperimentazione integrale.

Potrà assumere molteplici forme, denominazioni, cambiamenti, ribaltamenti, spesso, da taluni interpretati come confusivi, caotici: si tratta di lavoro formativo a se stessi in azione, poiché, via via che si riscontrano peculiarità più profonde, cambia necessariamente anche la modalità amministrativa e organizzativa. In tal senso, lo Statuto della palestra della coscienza potrà essere continuamente rinnovato. I suoi articoli saranno simmetrici allo stato di consapevolezza vissuto.

Le regole saranno sempre subordinate ai vissuti formativi.

Il fatto di esistere non significa, per quella Palestra, adempiere automaticamente alle proprie finalità: la sua motivazione olistico-autopoietica dovrà essere tenuta accesa, viva, in un orientamento di auto-coscienza continua verso la motivazione, intenzionalità fondamentale.

Tutto ciò servirà a prevenire l’errore proiettivo, identificativo, in conseguenza del quale la cosiddetta realtà, il dato di fatto, riconoscibile, partecipabile-osservabile soltanto sul piano sensibile, sia quello da seguire, ignorando che spesso è esso stesso il collasso, la riduzione.

Non si riconosce che altri principi formativi stiano creando quella presupposta realtà, quel dato di fatto, poiché sono proprio questi, sempre attivi, pre-identificativi, che permettono lo svilupparsi delle prese di consapevolezza nelle diverse situazioni di vita. Se non si è consapevoli di questo, tutte le attività della Palestra saranno identificabili esclusivamente con il piano logico, sensibile, convenzionale, soltanto acquisito, esattamente ciò che si prefiggono di vivere, risalire e trans-mutare.

Le attività non sono vere, perché conformi allo Statuto, e men che meno potrà essere riconosciuto conforme alla motivazione-intenzionalità olistico-autopoietica il ricercatore che, in quanto in ordine con le leggi, ritenga che ciò sia sufficiente a esserlo, nello stesso tempo, anche con se stesso.

La Palestra della coscienza elabora la posizione del ricercatore che ritiene di dover lavorare come attuatore delle sole leggi statutarie, come se fosse un osservante di una forma di religione ortodossa: i Docenti la porteranno immediatamente in laboratorio, per la transmutazione, in quanto, per i fini formativi, è necessario porre in remissione le forme di riduzionismo politico-mondano.

Le Palestre della coscienza devono essere orientate a creare le condizioni, atte a poter vivere forme di simmetria (lo stato coscienziale Sigmasofia, il punto d’incontro) tra ricercatori in formazione, motivati a raggiungere forme di conoscenza e di consapevolezza olistico-autopoietica.

C’è da partecipare-osservare che tale possibilità, ovviamente, è un raggiungimento: non può essere subito pronta, bensì si crea attraverso la formazione.

Le Palestre della coscienza sono l’antidoto al meccanicismo!

Preparano al riconoscimento che si è individualità che emerge, che opera, scaturendo dalla funzionalità dell’Universi-parte che siamo.

L’autonomia fusionale autopoietica

L’autonomia fusionale autopoietica

con-partecipata è il tentativo di vita dell’Associarsi. Tutte le esperienze, vissute come gruppo, divengono patrimonio della componente autonomia e tutte le azioni di autonomia, vissute come Io-psyché individuale, divengono patrimonio della componente olistico-autopoietica. Tali processi dovranno essere integrati. Lavorare per se stessi (componente autonomia-individuazione) e risalire a se stessi, ritrovarsi consapevoli come Universi-parti (componente fusionale) è una forma di espansione dell’auto-consapevolezza dell’Io-psyché che permetterà di auto-riconoscersi nel gioco olistico-autopoietico innato, complessivo e non nell’identificazione nella sola autonomia (identificata nel solo acquisito).

È necessaria l’auto-consapevolezza dell’unico corpo associativo olistico-autopoietico e, simultaneamente, l’auto-consapevolezza della propria autonomia-individuazione, riconoscendo tale processo in modo autopoietico (auto-creato) e in se stessi.

Qui, l’orientamento ad auto-determinarsi è fortemente sostenuto, senza commenti o posizioni pregiudiziali. Gli eventuali raggiungimenti entreranno a far parte della Palestra e, se necessario, verranno elaborati, transmutati e integrati. Tutto per l’autonomia-individuazioneo e tutto per la fusionalità, reintegrando in un unico processo i due aspetti, riconoscendoli progressivamente come sono: funzionalità, manifestazioni dell’Universi-parte, noi stessi.

I principi attivi sono l’essenza delle Palestre della coscienza: per questo, la loro gestione viene affidata a ricercatori che abbiano integrato un’adeguata formazione a loro stessi. Rappresenta il sigillo inevitabile e funzionale a impedire che i conflitti Io-somato-autopoietici, che inizialmente ognuno veicola, divengano conflitti associativi.

L’unica conflittualità riconosciuta ha funzione formativa.

Si applica l’intenzionalità, tutta da vivere, che mira al risalire e al transmutare le cadute identificative nel conflitto e, attraverso la fase della Sigmasofia autopoietica marziale, si estrapola la fisiologia in circolo, per orientarla e applicarla agli scopi olistico-autopoietici della Palestra della coscienza. Questa non avvalla quelle soluzioni esterne che, a volte soltanto apparentemente, sembrano sanare la crisi in qualche modo, in quanto possono essere rattoppamenti, coperture, ostacolatori di compensazione che si mostrano con dichiarazioni di fratellanza, di amore, di azioni di recupero ridondanti, dimostrazioni di capacità organizzative, che saranno lette come abreazioni compensatorie (come sceneggiate coscienziali) che, immediatamente, devono essere portate in laboratorio, per la destrutturazione e la conseguente ricostruzione.

Ogni azione formativa della Palestra della coscienza è caratterizzata dal duro e continuo lavoro su se stessi, incompatibile con quei processi che elaborano pseudo accordi intellettuali, mediazioni e compensazioni, ossia false soluzioni che sono fughe in forme di mondanità, volta, in realtà, ad integrarsi, a legarsi alla sola sfera dell’auto-consapevolezza individuale che, non essendo reintegrata con la componente olistico-autopoietica innata, ricrea distonie, dualismi, ossia processi che ci si prefigge di risalire e di trans-mutare.

Non si può applicare l’orientamento verso la mediazione, il compromesso:

o si entra o non si entra nel vissuto della coscienza che percepisce sé stessa.

Una delle caratteristiche partecipate-osservate è quella per cui, inizialmente, il ricercatore in formazione sembra essere spinto dal desiderio di ottenere risposte alle proprie domande esistenziali di fondo e, spesso, per ottenerle, incensa, adula e si aspetta altrettanto, dialettifica, intellettualizza molto i propri processi identificativi (quelli che dovrebbe risalire e transmutare).

Ogni volta che, nella Palestra della coscienza, si partecipano-osservano azioni di conformizzazione alle norme, il Docente decodifica che quei ricercatori, in futuro, potranno rivendicare richieste rispetto all’adempimento di quanto previsto dallo Statuto o proporre suggerimenti su come riformarlo, ritenendo addirittura che ciò sia importante.

Vogliono dipendere da esso, essere protetti dalla regola.

Le forze olistico-autopoietiche innate non possono, per definizione, essere fissate, ma rappresentano un processo dinamico olosgrafico che uno Statuto, ovviamente, non potrà mai contenere. Chiudersi, nascondersi dietro una regola è un ostacolatore che la Palestra della coscienza dovrà permettere di elaborare.

In conseguenza dei processi indicati, durante le fasi di attraversamento, alcuni ricercatori scambiano i processi archetipici autopoietici, tutti da vivere, per l’idea che di loro si sono fatti: il sapere intellettuale può essere scambiato per il vissuto. Tutte queste proiezioni devono essere orientate dai Docenti e dai Maieuti formati.

Potrà accadere che le azioni del Fondatore della Palestra non siano comprese nella loro autopoietica innata intenzionalità, da parte di alcuni ricercatori all’inizio della formazione. Alcuni di questi, realmente portatori di realismo organizzativo professionale, in senso convenzionale, le potranno definire (è accaduto!) forme inadeguate, a loro avviso non professionali, per cui potranno entrare in contrasto, affermando con forza la propria identificazione e organizzando in proprio, in altri luoghi, integrazioni alla proposta operativa. Se non riconosciuta come meritevole di Concentrazione-transmutazione autopoietica, l’identificazione viene orientata verso l’assunzione del ricercatore a sperimentare la propria proposta, con l’unica accortezza di utilizzare altre denominazioni, anche allo scopo di distinguerle da quelle di provenienza, da lui ritenute inadatte.

Il Maieuta non è interessato ad esercitare la funzione di dirigente della Palestra della coscienza, poiché ogni carica ricoperta risulta funzionale alla formazione, alla motivazione originaria. Si tratta, quindi, di una condizione propedeutica agli obiettivi prefissati, che, se realmente riconosciuta, non ha bisogno di identificazioni di alcun genere.

Non si tratta di mantenere le fila della Palestra della coscienza; per questo, la remissione spontanea della sua manifestazione sensibile è sempre possibile, pur mantenendo continuità con lo stato autopoietico che quella manifestazione esterna, simultaneamente rappresenta. Al di là del vestito assunto, il ricercatore in formazione, realmente motivato, è assistito sempre, anche per il fatto che i principi attivi autopoietici sono presenti in ogni atomo dell’Universi-parte e il Docente di Sigmasofia, realmente formato, ne è necessariamente consapevole.

I Docenti e il Fondatore non agiscono con modalità, tendenti a convincere della necessità di divulgare la propria conoscenza, perché sanno che questa motivazione-pulsione autopoietica è parte di ognuno, di ogni ricercatore, anche se non ne è consapevole. Non cercheranno mai di convincere i dissenzienti o di mostrare la bontà di ogni loro azione, numeri alla mano, ma amplificheranno tutto ciò per vederlo meglio, per destrutturarlo, risalirlo e transmutarlo, definitivamente.

La forza olistico-autopoietica

La forza olistico-autopoietica è l’antidoto all’identificazione in formule incomplete, anche se queste sono espresse sotto forma di conoscenza.

In alcuni ricercatori, è possibile partecipare-osservare cadute nel fideismo che non sono atti di auto-consapevolezza, scaturenti dal vissuto, bensì identificazioni in stereotipie istintivo-emozionali. Non sono orientamenti alla Concentrazione-transmutazione autopoietica vissuta, ma a proiezioni e traslazioni, non è lettura autopoietica, ma conoscenza culturale nozionistica:

non è autopoiesi non locale.

Sono esempi di surrogati del vissuto diretto, da transmutare, anche se, per taluni, hanno rappresentato forme di pseudo successo. Comunicando capacità dialettico-intellettuali, si trasmettono informazioni convenzionalmente accettate, e ci si identifica in una serie di norme, di dover essere, di dover fare, che portano ad un’ortodossia utilizzata a riconoscere chi sia o non sia parte di quella scuola, di quel movimento. Si tratta di un livello di amplificazione onnipotente dell’Io-psyché, non reale, presupponente competenze che, proprio per la condizione indicata, in realtà non si posseggono.

La figura del Docente esterno viene messa in discussione, per riconoscerla in sé, come stato coscienziale: la base della cooperazione dinamica, olosgrafica, autopoietica dell’Universi-parte.

Ogni decisione, condivisa o meno, è sempre rispettata, anche se riconosciuta come forma identificativa nel solo processo di autonomia, funzionale alla discrasia identificativa dell’essere umano che la Palestra della coscienza sta tentando in se stessa di vivere, riconoscere, risalire e transmutare, definitivamente.

Tutti, di fatto, nella Palestra della coscienza, sono dei ricercatori in formazione, Docenti inclusi: soprattutto questi ultimi devono aver maturato lo stato di auto-consapevolezza che non sente più di appartenere o di non appartenere alla Palestra della coscienza, particolarmente per quanto concerne il desiderio di diventare dei dirigenti.

Si dovrà in qualche modo respirare, intuire la presenza della libertà olistico-autopoietica, anche nei momenti dell’applicazione della più dura auto-disciplina. Ogni volta, la morfologia associativa rinasce e si ricostruisce con l’Io-psyché che continua ad essere aderente alla motivazione di fondo, da cui è conseguita l’apertura.

La forma visibile assunta dalla Palestra della coscienza dovrà respirare, lasciar intuire i principi attivi olistico-autopoietici che in qualche modo rappresenta, ma saprà sempre di essere una semplice parte-Universi.

Di fatto, i Docenti di Sigmasofia sono in profonda comunicazione olistico-autopoietica, sempre. Possono trovare simmetrie nel sensibile, ma questo per loro è poco importante, perché già le hanno reintegrate come entanglement coscienziale autopoietico: hanno bisogno della forma esteriore, della Palestra della coscienza, anche se possono seguirla, e viceversa. La loro opera è di tipo non localistico. Sarà questo stato di auto-consapevolezza, veicolato, che saprà far risalire e transmutare la motivazione ad associarsi, quando viene agita come meccanismo di fuga da una condizione esistenziale, di cui si sente e s’intuisce l’olistico-autopoietico, che però non si è ancora raggiunto, attraverso il vissuto diretto. Si tratta, infatti, di una modalità compensatoria, non di partecipazione-osservazione, risalita e transmutazione diretta della motivazione a far parte di un’associazione olistico-autopoietica Sigmasofica.

La Palestra della coscienza ∑ophy

divulga il

∑ophy

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che è costituito da

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